Tre bicchieri d’acqua fresca
Quando uscimmo incolumi dalle auto
Ci guardammo subito negli occhi
Il ragazzo albanese, in una lingua
Tutta sua e nuova ci disse il suo nome
"Arben, mi chiamo, non temete" – ci disse
"Sono un giovane in gamba". Fu allora
Che una signora del posto venne verso
Di noi con tre bicchieri d’acqua fresca.
(da “Le antenne altissime sopra le case”, Passidilumaca 2004)
Trascinare
Vestiti all’alba d’arancione
gli operatori ecologici
vanno a Tazza d’Oro a prendere il caffè
Siamo in tre, mezzi morti di sonno
Come in una poesia della Szymborska
sul caso che diventa necessità
una bava di vento
trascina una foglia chiara dentro
(da “Vieni presto domani”, peQuod 2006)
Dimmi di te ora (inediti 2012)
Da questa finestra
non si vede niente
o meglio qualcosa
è ineluttabile si scopre
un tratto di via che scende
cinque case di cemento orrende.
Mezzo secolo fa c’era solo
un muro padronale di mattoni.
Poi venivano
come non bastasse il muro
e i vetri taglienti sul muro
le loro terre.
Lei non ama le parole alte.
Per l’altezza ci sono le montagne
diceva sempre.
La vita è pericolosa
il fine è inspiegabile
ma se scruto in quelle sue parole
per l’altezza ci sono le montagne
non trovo nessun rischio
nessun enigma.
Stanotte in mille pezzi
è dispersa la mia vita
e un sogno breve
non ce l’ha fatta a ricomporli.
Nel buio spesso dalla strada
giungono gli ultimi rumori
ma il vetro troppo sottile
e fiaccato dal vento gelido di febbraio
non ce la fa a tenerli lontani
e se cercherò una similitudine
mi sbaglierò di grosso stanotte.
Grazie
per avere chiamato.
Temevo di non sentirti più.
L’ho temuto tanto.
Come stai?
Non so dirti
davvero.
Piuttosto tu
come stai?
Dimmi di te ora.
È tornata la luce
dopo i giorni di ghiaccio
così spaventosi
di questo febbraio.
Furono ore piene di luce
le nostre, l’ho capito
questi giorni di ghiaccio
senza luce, solo ghiaccio
cadute rovinose.
|